Angelo Morbelli. Divisionista “col cuore”. Partite le mostre omaggio per i cento anni dalla morte
L’anno celebrativo è appena iniziato, eppure già si contano due mostre organizzate per ricordare il Maestro lombardo morto nel 1919.
La prima esposizione, aperta il 20 ottobre scorso in anticipo sull’anno commemorativo, si è chiusa il 6 gennaio. Presentata a Venezia presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro, titolava “Angelo Morbelli. Il poema della vecchiaia”, ponendo in evidenza già nel titolo il suo tema principale: il ciclo pittorico così denominato, eseguito dal grande divisionista per essere presentato a Venezia in occasione della Quinta Esposizione Internazionale d’Arte del 1903.
Il prezioso insieme, composto dalle tele Vecchie calzette, Il Natale dei rimasti, Mi ricordo quand’ero fanciulla, Siesta invernale, I due inverni e Sedia vuota, tornava eccezionalmente in Laguna riunito per l’occasione dopo 115 anni, essendosi le opere disperse in collezioni pubbliche e private.
Le sei tele, ambientate nel Pio Albergo Trivulzio di Milano – il maggiore ricovero per anziani indigenti della città, istituito nel 1771 – evidenziano l’impegno di Morbelli nel porre in primo piano il sociale, rappresentato e filtrato da una personalissima luce che sublima il reale, un tema affrontato sin dal 1883 e mai abbandonato sino alla sua morte.
La mostra, a cura di Giovanna Ginex con la direzione scientifica di Gabriella Belli, includeva a corredo del Poema una selezione di opere di Luigi Nono, Lino Selvatico, Émile Claus, Ettore Tito e Ignacio Zuloaga, testimoni anch’esse delle medesime tensioni emotive, dipinti esposti alla Biennale del 1903 e successivamente acquistati dallo Stato per essere conservati presso Ca’ Pesaro.
Chiusa la mostra veneziana, il testimone passa a Milano dove nella centralissima via Manzoni apre “Angelo Morbelli. Luci e colori”, visibile dal 25 gennaio al 16 marzo 2019.
Ad omaggiare l’artista questa volta non è un’istituzione pubblica ma la rinomata Galleria d’arte Bottegantica, che propone un’attenta monografica curata da Stefano Bosi e Enzo Savoia.
L’esposizione presenta una selezione di tele incentrate sui temi preferiti da Morbelli: il sociale, il lavoro, la natura, alcune delle quali mai mostrate al pubblico in precedenza, opere che bene illustrano la poetica e la tecnica esecutiva divisionista del Maestro.
Oltre ai ritratti e alle ambientazioni di interni con figure, si possono ammirare bellissime vedute in cui, di volta in volta, sono rappresentati monti, boschi, ghiacciai, marine, colline, architetture…, in visioni avvolte da una luce morbida che rende irreale il reale. In molte di esse, l’assenza o la presenza sotto tono – a volte nascosta – della figura umana è per l’artista essenziale affinché lo spettatore si concentri sul vero protagonista: la natura amica, che cattura l’occhio creando emozioni attraverso l’uso sapiente del colore, e rende luminose forme dai contorni mai spigolosi che inducono serenità in chi le osserva.
La ricerca del vero, del bello, del sentimento, risultano evidenti in ogni opera di Morbelli, artista sensibile e umano che descrive stati d’animo e vita reale filtrandoli con il cuore.
Se nelle giovani ballerine rifulge l’armonia delle forme, se dai ritratti femminili traspare la dolcezza, dai volti dei poveri del Trivulzio emerge la dignità della persona insieme all’evidenza di uno status: la vecchiaia, un tema che, come altri a sfondo sociale, coinvolge gli artisti che con esso si confrontano e misurano dal secondo Ottocento in poi.
Condizione verista e interiorità espressionista coesistono e si amalgamano splendidamente esaltate dalla particolare tecnica pittorica divisionista che l’artista fa sua e fermamente promuove nel suo ambiente, cercando di coinvolgere artisti a lui vicini.
La via di Morbelli al Divisionismo
Le prime tele di stampo divisionista appaiono in Italia a fine Ottocento sulla strada tracciata dagli impressionisti francesi che, seguendo la teoria della scomposizione della luce, creano immagini attraverso piccole macchie di colore puro. Il risultato, per effetto ottico, è una luminosità maggiore e più duttile di quella che si potrebbe ottenere con la pennellata classica, proprio quella luce reale che le avanguardie intendono raggiungere per catturare l’impressione del momento.
Frutto delle ricerche di Sutton, Road e dello scienziato Chevreul (1786-1889) che teorizza l’influenza reciproca dei colori (“due colori adiacenti, vengono percepiti dall’occhio in modo diverso da come sono realmente”), la nuova pratica pittorica “a punti e linee” affascina Morbelli, che già negli anni che precedono la sua adesione esplicita la mette alla prova applicandola in opere quali Asfissia, olio del 1884 che presenta in alcune sue parti la tipica pennellata divisionista a strisce diagonali.
Sono del 1891 le prime opere pienamente aderenti al movimento diffusosi in diverse parti d’Italia. Il fulcro artistico è Milano dove quell’anno il Maestro presenta Alba e Parlatorio del luogo Pio Trivulzio, alla Prima Triennale di Brera.
Nel corso degli anni ’90 Morbelli si dedica con grande rigore allo studio della tecnica divisionista che pratica e difende dalle critiche. In una lettera del 1895 all’amico Virgilio Colombo leggiamo: “L’affare dei puntini è per me un esercizio pratico, come le scale del pianoforte. Il ridicolo cui i colleghi affettano schiacciare i puntini, mi assomiglia un po’ quello dei padroni dei velieri contro i primi tentativi delle barche a vapore, parendo loro impossibile che un tubo potesse far tanto! (…) Intanto si vengono ad avere dei risultati maggiori: aria, luce, illusione dei piani e dei toni!”.
In sintonia con il Puntillismo d’oltralpe, la tecnica divisionista italiana accosta piccole macchie a sottili linee di colore, ma a differenza degli artisti francesi – per i quali creare l’illusione dei toni è soprattutto l’esatta messa in pratica di una scienza ottica – i pittori italiani dotano di anima il colore diviso.
Lo dimostra bene Morbelli che, grazie alla sua umanità, ‘carica’ i suoi sottilissimi tratti di luce interiore, mettendo il colore al servizio del sentimento che vuole evidenziare, del messaggio intrinseco che l’immagine nel complesso deve trasmettere: la fatica del lavoro, la condizione di indigenza, la caducità dell’esistenza, la serenità della natura, la bellezza interiore…
“Nell’opera di Morbelli – scrive Stefano Bosi* – dimensione realistica e dimensione simbolica parallelamente coesistono: la minuziosa insistenza al ‘vero’, mentre ci immerge in una precisa situazione, la esaspera, fa sì che essa ci appaia in una luce che le toglie credibilità nella dimensione del reale, la immobilizza, la fissa in emblema”.
Grazie ad un uso cromatico attento, al modo di disporre le tinte sulla tela, i protagonisti delle sue opere – siano essi persone siano essi paesaggi – assumono carattere universale, assurgendo a metafisici pur rimanendo rappresentativi del vero.
A un tale risultato artistico il Maestro arriva in modo originale seguendo, più che la stretta regola divisionista, il proprio estro del momento.
Evidenzia Gianluca Poldi* che: “Morbelli infatti non adopera il tratteggio della divisione in modo sempre ortodosso e acritico, bensì contemplando altre possibilità tecnico-espressive”. Tanto è vero che osservando da vicino le tele, spesso si notano al contempo: punteggiature, tratteggi e macchie dense, talvolta di una certa grandezza.
Quanto appreso dagli studi scientifici miscelato a quanto sperimentato di persona, darà luogo alle riflessioni riportate in La Via Crucis del Divisionismo, sorta di trattato teorico sotto forma di diario che Morbelli comincia a redigere nel 1912 e porta avanti fino al 1919.
*In: “Angelo Morbelli. Luci e colori”, catalogo a cura di Stefano Bosi, Enzo Savoia, Valerio Mazzetti Rossi. Bottegantica edizioni, 2019
“Angelo Morbelli. Luci e colori”
dal 25 gennaio al 16 marzo 2019
Milano, Galleria d’arte Bottegantica, via Manzoni, 45
Orario: da martedì a sabato 10-13; 15-19. Ingresso libero
Visite guidate su prenotazione: € 5 cad. Gruppi compresi tra le 10 e le 20 persone.
Info: www.bottegantica.com