Ere Ibeji. Figure di gemelli nella cultura Yoruba
Una mostra e un libro illustrano l’uso di onorare con piccole forme antropomorfe il fratello gemello defunto
Articolo a cura di Marina Pescatori
L’arte tradizionale africana è difficilmente comprensibile senza l’aiuto di “decodificatori”, ossia di testi specifici e di studiosi che siano anche efficaci divulgatori.
Bruno Albertino e Anna Alberghina sono certamente fra i rari casi di coniugi viaggiatori entrambi amanti di un continente in parte ancora misterioso, possessori delle chiavi di lettura necessarie per avvicinarci alla cultura di popoli il cui modo di rapportarsi alla realtà è strettamente legato alla spiritualità.
La passione collezionistica e il desiderio di condivisione hanno portato la coppia torinese ad essere punto di riferimento per quanti intendano lanciarsi alla scoperta del senso profondo di oggetti mai meramente estetici, fortemente connessi alle usanze delle diverse etnie cui appartengono.
“Dopo le tante mostre, presentazioni e serate a tema realizzate al Museo d’Arte e Scienza di Milano, Anna Alberghina e Bruno Albertino sono diventati molto più di stimati collaboratori, dei veri e propri amici”.* Così Peter Matthaes, Direttore del MAS, definisce la coppia curatrice di “Ibeji. Figli del tuono”, una mostra che già nel titolo individua i soggetti indagati e la loro connessione al divino: 100 piccole sculture di gemelli defunti, oggetto di culto della popolazione Yoruba.
I gemelli nella cultura Yoruba
Nelle zone della Nigeria abitate dall’etnia Yoruba, le nascite gemellari sono state sempre molto frequenti e in passato erano ritenute foriere di sciagure. Dalla metà del XIX secolo, gradualmente e per motivi non ben noti, l’atteggiamento è cambiato e ad oggi il popolo Yoruba considera tali eventi una grande fortuna per la famiglia.
I gemelli sono oggetto di onori sia da vivi che da morti; ad essi è attribuita una sola comune anima, e se uno di essi viene meno, è credenza che anche l’altro sia in pericolo di vita. Per questo motivo, a seguito del funesto decesso, la famiglia commissiona ad un artista la creazione di una statuina in legno, l’Ere Ibeji che custodirà l’anima del morto, al fine di ricostituire l’equilibrio spirituale perduto col gemello vivente.
Significato e interpretazione
Gli Ere Ibeji (Immagini di Gemelli) non sono sculture facilmente interpretabili a prima vista.
Nella prefazione del Catalogo che accompagna la mostra Peter Matthaes sottolinea come “nessuna scultura autentica sia svincolata dalla sua funzione legata al culto animista. Nessun oggetto esiste se prima non assolve alla sua funzione rituale. Nelle figure degli Ibeji questa funzione è particolarmente toccante e profonda. Anche in questo caso, come per altre sculture, l’oggetto diventa la dimora dello spirito, ma non di un antenato o di una figura della mitologia bensì di un essere molto più vicino alla persona che le custodirà: di un giovane membro della famiglia, un gemello, che ha lasciato il mondo dei viventi.”*
Testimone dell’importanza data allo Spirito è l’accudimento che l’Ibeji riceve dalla madre che lo cura come se fosse un figlio vivo, lavandolo, nutrendolo realmente – come mostrano le patine alimentari riscontrate su molti esemplari – e cospargendolo di un impasto a base di camwood (osun), polvere vegetale il cui colore tendente al rame richiama Shago, dio del fulmine e del tuono protettore dei gemelli. In casa, il posto dell’Ibeji è nel santuario di famiglia; quando la madre esce, lo porta con sé, e alla sua morte i fratelli subentrano nell’accudimento della statuina.
Fattezze degli Ere Ibeji
Gli Ere Ibeji rappresentano gemelli deceduti di ogni età, ma pur quando si tratti di morti in tenera età, le sculture si presentano comunque con fattezze di adulti. Variano nel loro aspetto secondo la tradizione del contesto geografico cui appartengono e nessun elemento esteriore è privo di significato: la presenza o meno di una base, la posizione di mani e braccia e gli altri dettagli come i seni, gli organi genitali, le scarificazioni nel volto e nel corpo, le acconciature dei capelli, i vestiti e gli ornamenti. Caratteristica comune a tutte le figure lignee è la grandezza della testa sproporzionata rispetto alle dimensioni del corpo. Le sue dimensioni, volutamente esagerate, indicano forte personalità e assunzione di un significato culturale e spirituale.
Gli autori Yoruba di Ere Ibeji fanno parte in genere di famiglie di scultori o sono persone che hanno effettuato un periodo di apprendistato. Rimasti quasi sempre anonimi per lungo tempo in ragione della credenza che svelarne il nome avrebbe attivato le forze del male danneggiando lo spirito vitale dell’Ibeji, solo da inizio ‘900, e soprattutto nella zona sud ovest, hanno cominciato a firmare le statuine ponendo disegni geometrici sotto la base.
Tra gli scultori di primo piano nel mondo artistico Yoruba troviamo: Salakatu Ayo, Makinde, Shokon, Amos Lafia, Ogunwuyi, Abogunde, e i componenti delle famiglie Falade e Igbuke.
Il Catalogo della Mostra
Le piccole sculture oggetto della mostra curata da Bruno Albertino e Anna Alberghina si possono ammirare anche nel Catalogo a firma degli stessi studiosi.
Il volume dal titolo “Ibeji figli del tuono. Il culto dei gemelli Yoruba in Nigeria” si compone di quasi 200 pagine ricche di bellissime immagini a colori e di un interessante testo bilingue che consente di comprendere a fondo la realtà rituale e artistica del culto dei gemelli Yoruba, etnia presente nella Nigeria sud occidentale ma anche nel Benin sud orientale e nel Togo.
* in: Peter Matthaes, Prefazione al volume “Ibeji figli del tuono. Il culto dei gemelli Yoruba in Nigeria”, edizioni Magenes, 2024
Immagine in primo piano: Insieme di sculture Ere Ibeji, cultura Yoruba, Nigeria
“Ibeji figli del tuono”
Museo d’Arte e Scienza a Milano
Via Quintino Sella 4 angolo Piazza Castello
dal 22 novembre al 15 gennaio 2025
Orario: lunedì, mercoledì, venerdì 10-18, martedì e giovedì 14-18
www.museoartescienza.com