Bernini privato. La forza e l’inquietudine
La Fondazione Paolo e Carolina Zani celebra il grande genio della Roma barocca attraverso una selezione di preziosi dipinti provenienti dalla collezione privata di Fabiano Forti Bernini, erede dell’artista.
Fino al 29 ottobre 2023 la produzione pittorica di Gian Lorenzo Bernini (1598 -1680) è protagonista della mostra dossier alla Casa Museo Zani di Cellatica, in provincia di Brescia.
Il progetto espositivo, coordinato dal direttore Massimiliano Capella, vede coinvolti nella sua curatela i noti studiosi Steven F. Ostrow e Francesco Petrucci, tra i massimi esperti dell’artista.
In considerazione del fatto che la Casa Museo Fondazione Zani costituisce una delle raccolte d’arte Barocca più rilevanti d’Italia, le opere dell’architetto, scultore e pittore seicentesco sono poste in dialogo con le oltre 100 sculture e complementi d’arredo di epoca barocca e tardo barocca che punteggiano i sontuosi ambienti della Casa Museo.
La produzione pittorica del Bernini si presenta ad oggi non del tutto esplorata. L’occasione espositiva, dunque, offre l’opportunità di approfondire il tema, fornendo spunti rinnovati per la conoscenza della pittura del Seicento.
Domenico Bernini, figlio dell’artista, riporta nella biografia del 1713 che i dipinti realizzati dal grande scultore furono tra i 150 e i 200. Ad oggi, quelli noti e ritenuti autografi sono circa 25. La mostra alla Casa Museo Zani ne propone 4, custoditi da secoli nella collezione della famiglia Forti Bernini unitamente al bronzetto del celebre David della Galleria Borghese.
Il David è il perno attorno al quale s’irradia l’esposizione dei 4 dipinti raffiguranti San Sebastiano, Sansone e il Leone, l’Angelo allegorico ed il Ritratto di Martino Martini.
Nella Roma barocca e più in generale tra il XVIII e XIX secolo, complice il fenomeno del Grand Tour, molti talentuosi plastificatori si cimentarono nella produzione di piccoli manufatti come souvenir del viaggio in Italia. Al contrario, Bernini raramente si approcciò alla produzione di formato ridotto limitandosi a fornire il disegno come nel caso della scultura in mostra.
Il dipinto San Sebastiano offre una lettura del martirio del tutto innovativa rispetto alla canonica raffigurazione del Santo martire. Il capo piegato, lo sguardo indirizzato oltre la spalla (non, quindi, verso il cielo), la resa naturalistica e l’espressione rabbiosa nel tentativo di liberare le mani dalle corde, delineano l’immagine inquieta di chi non accetta serenamente la propria sorte. Il dipinto corrisponde certamente all’opera citata nell’inventario del 1649 dei beni del Cardinale Francesco Berberini. La provenienza è confermata dal sigillo del Cardinale apposto sul retro della tela originale, applicato alla rintelatura in occasione del restauro del 2016.
L’Allegoria dell’amore divino appartenne alla famiglia Bernini almeno a partire dal XVIII secolo. Il retro dell’opera presenta infatti una ceralacca composta per metà dallo stemma Bernini e per metà dallo stemma della famiglia Maccarani (moglie del primogenito di Bernini, lo scultore Paolo Valentino). La presenza del sigillo accerta come il dipinto si trovasse nella casa di Paolo Valentino, probabilmente a partire dalla morte del padre Gian Lorenzo.
Lo sguardo intriso d’amore rivolto al cielo, la fiamma e il cuore, riconducono all’iconografia tradizione dell’Allegoria dell’amor divino. Inedito è tuttavia l’impianto generale. Nel catalogo che accompagna la mostra, Steven F. Ostrow nota come “La figura alata nell’atto di librarsi sopra un segmento di globo terrestre avvolta nella luce divina proveniente dall’alto, lascia ipotizzare che la composizione sia frutto della fantasia dell’autore. Bernini forse trasse ispirazione dalla lettura del Trattato dell’amor di Dio di San Francesco di Sales, tra i suoi scrittori prediletti in tema di letteratura religiosa”.
Sansone e il leone, enigmatica tela esposta al pubblico per la prima volta, raffigura l’incontro brutale dell’uomo con la belva (Giudici 14: 5-6). Ancora aperto è il dibattito sul fatto che la scena possa rappresentare un altro episodio egualmente tratto dalla Bibbia ebraica, in cui Davide uccide il leone (Samuele 17: 34-35). Hanno portato la critica ad avere pochi dubbi sull’autografia dell’opera: l’elevata qualità d’esecuzione, la composizione del tutto originale di notevole forza dinamica e non tratta de altre opere di Bernini, la resa scultorea del corpo assimilabile all’opera di un maestro nel pieno della propria maturità. La scelta di mostrare la figura di tre quarti, la resa cromatica dello sfondo e il contrappunto di luci e ombre, concorrono a rendere la tela assimilabile ad altre opere realizzate dal Bernini nei primi anni Trenta del XVII secolo.
il ritratto di Padre Martino Martini (Trento 1614 – Hangzhou 1661), noto missionario, geografo e cartografo, potrebbe essere stato eseguito durante il secondo soggiorno romano del gesuita. Attorno al 1655, questi aveva circa quarant’anni, datazione compatibile con l’età dimostrata dal volto raffigurato.
L’espressione bonaria e indulgente del soggetto, il gusto per l’incompiuto riscontrabile nei tocchi di colore sulla tela grezza, appaiono in linea con gli esiti introspettivi della ritrattistica berniniana. Come nota Francesco Petrucci: “Le pennellate impressionistiche e un sapiente uso delle lumeggiature in grado di far emergere il volto dalla penombra, rendono la tela una coerente espressione del neovenetismo della scuola romana della prima metà del secolo successivo, riconducendone altresì la paternità ai modi più tipici di Bernini”.
La Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani
Aperta al pubblico dal 2020, la Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani conserva ed espone oltre 1200 opere, arredi e oggetti d’arte applicata raccolti dall’imprenditore e collezionista bresciano Paolo Zani in oltre trent’anni di appassionata ricerca sul mercato antiquario.
L’arte barocca veneziana, romana e francese costituisce il corpus principale della collezione. Altro nucleo portante della raccolta è quello della pittura veneziana. Ne sono un esempio: i dipinti di Canaletto, Tiepolo, Guardi, Longhi, Boucher; le sculture del genovese Filippo Parodi e romane dei Della Porta; i preziosi arredi barocchi e rococò principalmente francesi e veneziani e gli straordinari oggetti d’arte applicata del XVII e XVIII secolo.
La tutela, la conservazione e la valorizzazione della Casa Museo è lo scopo principale della Fondazione che ha inoltre l’obiettivo di sostenere la cultura in generale attraverso l’elargizione di contributi specifici destinati alla formazione dei giovani, mediante l’istituzione di premi e borse di studio.
Negli ambienti esterni della Casa Museo sono inoltre presenti 400 opere esposte nello scenografico giardino che circonda la villa.
In copertina: Gian Lorenzo Bernini e Carlo Pellegrini, Allegoria dell’Amore Divino, ca. 1635-40, olio su tela, 75,5×55 cm. Particolare.
Roma, collezione Forti Bernini
Provenienza: Roma, Casa Bernini
“Bernini privato. La forza e l’inquietudine”
dall’8 settembre al 29 ottobre 2023
Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani
Via Fantasina 8 – Cellatica (Brescia)
Orario: martedì-venerdì 9-13, sabato-domenica 10-17
Finissage: sabato 28 ottobre: “Fabiano Forti Bernini dialoga con Massimiliano Capella”