Dai depositi al museo
di Luisa Moradei
Il Museo Civico di Prato apre una nuova sala in occasione dell’anniversario 2014-2024
L’Amministrazione Comunale di Prato e la Direzione del Museo di Palazzo Pretorio festeggiano i 10 anni dall’inaugurazione del nuovo assetto espositivo del 2014, seguito al complesso restauro dell’antico edificio. Tra le iniziative messe a punto primeggia l’allestimento della nuova sala denominata Dai depositi al museo: dipinti del Quattrocento e del Cinquecento.
Palazzo Pretorio di Prato. Storia e funzioni
Dalla fine del Duecento il Palazzo Pretorio è testimone delle vicende politiche, civili e militari della città. La sua mole austera e imponente tradisce, nell’aspetto, una lunga e travagliata storia in cui si sono alternati stili architettonici diversi e continui rimaneggiamenti strutturali dovuti a una serie di crolli.
Dal 1284 il Palazzo è sede del Tribunale, delle prigioni e delle magistrature forestiere e già nel Trecento viene notevolmente ampliato per accogliere, fra le altre istituzioni, la sede del Monte di Pietà e del Monte dei Pegni.
Nel XVIII secolo le sale dell’edificio diventano uffici amministrativi del Granducato di Toscana e quindi la sua disposizione interna cambia radicalmente.
Quando a metà Ottocento gli uffici governativi vengono trasferiti, il Palazzo resta abbandonato all’incuria più totale rischiando addirittura di essere demolito. Fortunatamente la scelta di intraprendere un lungo restauro (protrattosi fino agli anni Venti del Novecento) ci permette di poter ammirare questo edificio nel suo aspetto attuale con la facciata e la scala esterna ricostruita in pietra serena.
Nel 1912 viene inaugurata in loco la nuova sede del Museo Civico il cui primo nucleo di dipinti era stato raccolto dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena. Le vicende belliche impongono successivamente lo sgombero delle opere d’arte e il Palazzo è destinato ad ospitare le forze militari.
Nel 1954 viene finalmente riordinato il museo con un nuovo assetto interno rimasto sostanzialmente invariato fino all’ultimo complessivo restauro iniziato nel 1998.
Il Museo
Il Museo di Palazzo Pretorio offre al visitatore un percorso espositivo ricco di capolavori che ripercorrono la storia e l’arte di Prato dal Trecento al Novecento.
Fra lo snodarsi delle sale e l’alternarsi dei piani, le opere vengono valorizzate da un riuscito allestimento firmato da Adolfo Natalini, Piero Guicciardini e Marco Magni.
Al piano terra vi sono spazi dedicati all’inquadramento storico con oggetti-simbolo del passato e una ricca raccolta di vasi officinali realizzati nel Settecento dalla manifattura Ginori; vi sono inoltre grandi sale dedicate alle mostre temporanee che introducono alla visita dei tre piani superiori, ordinati seguendo il criterio cronologico.
Nei saloni del primo piano si susseguono opere che hanno segnato l’arte di tutti i tempi tra cui citiamo i capolavori di Bernardo Daddi, Giovanni da Milano, Lorenzo Monaco e naturalmente Filippo e Filippino Lippi con tutta l’Officina Pratese. La scultura rinascimentale è mirabilmente rappresentata, oltre che da un nucleo di Robbiane, da una Madonna con Bambino di Donatello.
Al secondo piano sono ospitate pale di grandi dimensioni provenienti da chiese e conventi della città, opere firmate da maestri come il Poppi, Alessandro Allori e Santi di Tito; altre sale più piccole sono dedicate alla pittura del Cinque e Seicento tra cui figurano autori come Butteri, Battistello Caracciolo, Cecco Bravo e Mattia Preti.
Al terzo piano si possono ammirare i disegni e i modelli in gesso del famoso scultore pratese Lorenzo Bartolini e i dipinti di autori dell’Otto e Novecento.
La nuova sala espositiva
Denominato Dai Depositi al museo: dipinti del Quattrocento e del Cinquecento, lo spazio creato per anniversario 2014-2024 rientra in un progetto più ampio volto ad incrementare l’offerta museale che vedrà a breve l’apertura di altri due ambienti dedicati rispettivamente a “Prato prima di Prato”, con reperti archeologici provenienti dal territorio e dalla vicina area etrusca di Gonfienti, e al Museo del Risorgimento, con una raccolta di cimeli dell’antico Museo del Risorgimento, che dai primi del Novecento fu allestito nel Pretorio, e ancora conservati nei depositi.
Nel nuovo spazio trovano posto diciassette dipinti di piccole dimensioni e di artisti meno famosi ma che parlano di Prato e delle sue botteghe pittoriche; con l’intento di rendere il patrimonio sempre più fruibile, sono stati “tirati fuori”, restaurati e collocati alla vista di tutti nella nuova sala posta al primo piano nell’area dell’antico Monte dei Pegni.
Il nucleo di opere di maestri del Quattrocento apre uno spaccato su nomi poco conosciuti ma protagonisti di quella temperie culturale animata dalle tante botteghe che, soprattutto a Firenze, contribuirono allo sviluppo di temi e modi stilistici derivati da artisti più importanti anche attraverso la diffusione delle repliche dei loro capolavori. Il clima narrato dalle bellissime tavole qui esposte è quello della devozione privata, dove, accanto ad attribuzioni consolidate emergono incertezze su quei maestri che ripetono caratteristiche e particolari riconducibili non tanto ad un autore quanto a una bottega o a un ambito di influenza che non prescinde, comunque, dai Lippi e dai Ghirlandaio. Solo di Tommaso di Piero Trombetto, pittore pratese, si è potuto ricostruire l’iter artistico grazie ai recenti studi: si deve a lui e alla sua bottega il perdurare del linguaggio di Filippino Lippi in territorio pratese.
La raccolta di Sacre Famiglie e di Madonne con Bambino del XVI secolo (dieci tavole) è caratterizzata da una particolare vivacità artistica molto vicina all’espressione popolare. Si assiste qui al fenomeno che vede personalità artistiche meno note, formatesi all’ombra della grande Firenze, spostarsi dalla capitale medicea per propagarsi nelle periferie dove rielaborano un linguaggio che, pur essendo condizionato dalla cultura artistica dominante, risulta più aderente alle richieste dei committenti locali.
Come già nel Quattrocento, modelli derivati da maestri famosi si diffusero grazie a repliche di dipinti, spesso su esplicita richiesta dei committenti. I richiami sono a Raffaello e Andrea del Sarto, considerato il pittore più copiato nel panorama artistico del periodo. Inizialmente si copiava per studio o per inganno, ma nelle versioni qui esposte, di tipo “interpretativo”, prevale l’esercizio di omaggio al maestro, reinterpretando i modelli di opere visibili a Firenze o conosciute attraverso i disegni preparatori. L’abbondanza di questi esemplari testimonia una cultura periferica ma non per questo meno attenta al sentire contemporaneo e a quelle istanze devote che caratterizzarono l’ambiente fiorentino di Cosimo I de’ Medici.
Immagine di copertina: Prato, Museo di Palazzo Pretorio, Sala dei polittici tardogotici
Museo di Palazzo Pretorio
Piazza del Comune – Prato
Orario: 10.30-18.30; chiuso il martedì
Ingresso: intero 8 euro; ridotto 6 euro
Sito web: Museo di Palazzo Pretorio