Dallo splendore alle incertezze 1910-1950
Al Museo civico di Salò, in mostra le opere di alcuni protagonisti della prima metà del Novecento. Una Collezione privata inaugura il nuovo corso di valorizzazione delle Raccolte presenti sul territorio bresciano.
Fino all’8 settembre 2024 l’ampio spazio al piano terra del MuSa, Museo di Salò, ospita “Dallo splendore alle incertezze 1910 | 1950. Storie da una collezione privata”.
Ricca di nomi significativi che attraverso l’arte interpretarono un pezzo di Storia italiana, la mostra dà il via al più ampio progetto di valorizzazione delle Raccolte private bresciane, un patrimonio inedito solitamente non accessibile al pubblico che si rende così visibile e apprezzabile attraverso esposizioni ad esso dedicate.
Esposte, oltre cinquanta opere di artisti che operarono in un periodo fertile di novità pittoriche e che risentì del turbolento periodo politico-culturale.
1910. La Belle Époque
Il percorso trae avvio dagli anni ottimistici e frizzanti della Belle Époque, e segue con gli scenari minati dalle “incertezze” dei periodi post bellici, i cui esiti contribuirono a spegnere gli entusiasmi iniziali.
Ascrivibile alla prima fase è la sala dedicata alla musica, all’interno della quale il “Pianoforte viennese M. Schott”, appartenuto al compositore salodiano Marco Enrico Bossi (1861-1925), è il perno attorno al quale s’irradiano le tele di Angelo Landi (“Ritratto di Luciana Pantaleo”, “Violinista” e “Duetto al pianoforte”), la “Donna con mandolino” di Cesare Monti e “Il violinista” di Emilio Rizzi, ed ancora a tema musicale i dipinti di Anselmo Bucci Studio per “Il violoncellista Crepax” – che ritrae il padre del fumettista Guido Crepax e del discografico Franco – e “Odeon” – una delle opere più significative dell’artista, raffigurante lui stesso in compagnia di amici, tra i quali il pittore Leonardo Dudreville e lo scultore Enrico Mazzolani, ad uno spettacolo ideale al teatro dell’Odéon di Parigi.
Lungo l’allestimento, condotto col doppio criterio cronologico e tematico, i fasti e la magnificenza del periodo sono inoltre incarnati dalle figure femminili di Gian Emilio Malerba (“L’attesa”), Giuseppe Renda (“Ondina”), ancora Bucci (“Juliette”) e Landi (“Ritratto di signora in rosa”), Josef Dobrowsky con “Nudo” e Koloman Moser, austriaco, tra i fondatori insieme a Gustav Klimt della Secessione viennese, il cui “Studio per Venere nella grotta” è uno dei bozzetti preliminari del capolavoro conservato al Leopold Museum di Vienna.
Gli anni della Grande Guerra
Il racconto di alcuni dei decenni più intensi della Storia italiana prosegue con la fiducia nel progresso e la glorificazione della guerra tipiche del periodo. Ne sono fulgido esempio “Biplano” e “Trincea sul lago” di Landi, “S.t.” (“Guerriero”) di Adriana Bisi Fabbri e i “Funerali dell’eroe” di Bucci.
Legate all’Avanguardia futurista sono invece “Composizione” di Ardengo Soffici e “Al caffè”, tela nella quale Leonardo Dudreville ritrae gli esponenti del gruppo. Al secondo Futurismo è invece ascrivibile “Ellisse di una lucciola” di Gerardo Dottori.
Il Ritorno all’Ordine
Nelle opere tra gli anni Venti e Trenta si rintraccia il superamento del primo conflitto mondiale e l’auspicato “Ritorno all’Ordine” che ne consegue di cui il Gruppo Novecento – rappresentato in mostra da ben sei dei suoi sette fondatori – è uno dei primi e maggiori sostenitori. Di questo periodo sono presenti opere di Mario Sironi, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci, Gian Emilio Malerba (“Pegli”), Pietro Marussig (“Natura Morta”) e Ubaldo Oppi (“Nudo alla finestra”).
L’influsso novecentista si fa sentire anche in altri autori: alcuni intrecciano il loro iter espositivo con la storia del Novecento italiano – come Mario Tozzi, Felice Casorati e Cesare Monti – altri ne raccolgono l’influenza, come Silvio Consadori e il “Realismo Magico” di Cagnaccio di San Pietro (“Figura di fanciulla”) e Monti (“Figura”).
Il filone della natura morta è rappresentato dalle opere di Atanasio Soldati, Cagnaccio di San Pietro, Marussig e Mario Tozzi.
Gli anni del Fascismo
Gli anni Trenta e Quaranta segnati dall’avvento del Fascismo sono narrati attraverso le opere di artisti invisi o, viceversa, supportati dal Regime. Tra queste: cinque carte di Sironi, di cui gli emblematici “Grande studio per la figura femminile con libro e moschetto” e lo “Studio per cavallo e composizione dell’affresco Dux nel Sacrario della Casa Madre dei Mutilati di guerra a Roma”. Dei medesimi anni è “Seconda Cronaca del tempo” (frammento) di Corrado Cagli, parte del Ciclo Cronache del tempo, realizzato a decorazione della Sala della Rotonda per la II Quadriennale del 1935.
Emblema di tutte le incertezze racchiuse nel titolo é il “Dono Americano” di Bucci, che con le sue coloratissime latte americane dipinte sullo sfondo di una desolata e bombardata Milano chiude con amara ironia l’intera mostra.
Lungo tutto il percorso espositivo le curatrici Federica Bolpagni, Lisa Cervigni e Anna Lisa Ghirardi raccontano anche dei grandi avvenimenti della Storia nazionale che si intrecciano alle storie di vita, attraverso aneddoti, curiosità su autori, luoghi e soggetti ritratti, informazioni emerse durante gli studi condotti per l’occasione e che per la prima volta vengono narrati grazie ai pannelli che completano il percorso.
MuSa. Il Museo di Salò
Aperto al pubblico dal 2015, il MuSa sorge negli spazi di quello che fu il monastero di Santa Giustina, edificato a partire dal XVI secolo per ospitare l’Ordine dei Padri Somaschi. Locali, corridoi, chiostri e soppalchi vista lago sospesi sull’aula dell’originaria chiesa, sono stati oggetto di un attento restauro architettonico al fine di ospitare le collezioni attualmente esposte, dedicate non solo alla Storia dell’Arte e all’Archeologia, ma anche alla Scienza e alla Tecnica.
Situato nel centro storico di Salò in posizione dominante e a pochi passi dal lago, il MuSa racconta la città e il suo territorio dall’età romana all’epoca contemporanea. In esso hanno sede la Civica Raccolta del Disegno di Salò, l’ Osservatorio Meteo Sismico, la Collezione anatomica del dottor Giovan Battista Rini e, dal 2023, una sezione dedicata ai seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana intitolata L’Ultimo Fascismo (1943-1945).
Inoltre… a settembre 2024
“Capture Room” Fransis Bacon
A completamento della mostra “Dallo splendore alle incertezze 1910-1950”, dal 18 settembre al 4 novembre 2024 i riflettori saranno puntati su un artista di fama internazionale: Francis Bacon. Il MuSa ospiterà tre grandi opere su carta del noto artista irlandese provenienti della medesima collezione privata; si tratta dunque di una raccolta che non si esaurisce nella rosa di opere selezionate ed esposte, ma che spazia in ambito internazionale, toccando diverse epoche e correnti artistiche.
L’allestimento, articolato in due sale, valorizzerà l’incontro del visitatore con la forza straordinaria di raffigurazioni disturbanti in cui la figura umana è distorta ed esasperata.
MuSa Museo di Salò, Via Brunati 9, Salò (Brescia)
“Dallo splendore alle incertezze 1910 | 1950. Storie da una collezione privata”
Dal 18 maggio all’8 settembre 2024
“Capture Room Fransis Bacon”
Dal 18 settembre al 4 novembre 2024
Ingressi al Museo e orari:
1° giugno – 30 settembre da martedì a domenica ore 10-20;
1° – 31 ottobre da martedì a domenica ore 10-18;
aperture straordinarie 12 agosto e 4 novembre.