Leonardo da Vinci. Fogli scelti dal Codice Atlantico
In occasione dei cinquecento anni dalla morte, a Palazzo Vecchio una mostra ricorda il geniale Maestro. Esposte alcune carte riguardanti Firenze, parte dell’ampia raccolta dei suoi disegni e scritti.
Aveva lasciato Firenze da oltre dieci anni quando morì in Francia il 2 maggio 1519 presso il castello di Clos-Lucé, ma aveva mantenuto verso la città un profondo attaccamento, tanto da voler essere sepolto nella ‘giesia de sancto Fiorentino de Amboysia’.
Per tutta la vita Leonardo da Vinci fu riconoscente alla città che lo aveva accolto giovanissimo negli anni fondamentali della sua formazione artistica presso la bottega di Andrea del Verrocchio, tanto da dichiararsi sempre ‘pictor florentinus’.
La città, per suggellare questo forte legame, rende omaggio al grande genio con la mostra Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico, allestita nella prestigiosa Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, allora come oggi il luogo più rappresentativo della comunità.
L’esposizione propone dodici carte vergate da Leonardo selezionate dal Codice Atlantico, lo straordinario patrimonio grafico composto da 1119 fogli e conservato nella veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Nel corso degli anni le carte del Codice Atlantico sono state presentate numerose volte e con declinazioni sempre diverse: è noto, infatti, che i fogli di Leonardo non sono mai monotematici e presentano spesso stratificazioni cronologiche.
Cristina Acidini, Presidente dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, curatrice della mostra, è riuscita ad individuare un nuovo percorso tematico che fa emergere ulteriori aspetti dell’ingegno e della figura del genio: “Non si è voluta fare una scelta cronologica, tentando di ricostruire le attività speculative di Leonardo – ha dichiarato – né una scelta di tipo estetico, privilegiando fogli con disegni più grandi e godibili. Si è fatto invece un percorso a ritroso, partendo dalla città stessa della mostra, Firenze, e andando a cercare nei fogli del Codice i tanti richiami al luogo d’origine, mai veramente lasciato e comunque mai dimenticato”.
I dodici fogli esposti, scritti tra gli anni Settanta del Quattrocento e la morte di Leonardo, si differenziano per formato, contenuto, stratificazione di scrittura e segno grafico; non sono gli unici a contenere riferimenti a Firenze ma sono stati prescelti poiché consentono di ripercorrere, anche solo grazie ad una frase o a un segno, le principali esperienze fiorentine dell’artista collegate sia a temi fondamentali dell’arte e della ricerca che alla sua stessa vita.
Il percorso inizia con le carte scritte nell’arco di tempo compreso tra l’adolescenza e i trent’anni. Il primo foglio contiene la famosa frase in cui Leonardo critica la prospettiva di Botticelli “Sandro, tu non di’ perché tali cose seconde paiono più basse che le terze” e che rimanda al periodo in cui ambedue frequentavano la bottega del Verrocchio.
In un’altra carta è descritta graficamente una “gru girevole”, una delle macchine brunelleschiane rimaste ancora in opera e utilizzata per posizionare sulla cupola del Duomo la grande palla dorata, realizzata da Verrocchio nel 1471. Leonardo, che ebbe modo di studiare le macchine adoperate nel cantiere fiorentino, ne tenne sicuramente conto per elaborare le sue, utilizzate durante la costruzione del tiburio della Cattedrale di Milano.
I fogli successivi si concentrano sul secondo periodo fiorentino compreso tra il 1503 e il 1506. Colpisce la carta su cui annota la morte del padre “mercoledì a ore 7 morì ser Piero da Vinci a dì 9 di luglio 1504”; sulla stessa carta si fa riferimento ad un prelievo bancario presso lo Spedale di Santa Maria Nuova ove Leonardo depositava i propri guadagni; nel medesimo ospedale si recava spesso per osservare i pazienti, studiare e sezionare i cadaveri.
Durante questi anni Leonardo, dando seguito agli studi sul volo degli uccelli, accarezza il sogno dell’ala meccanica e del volo umano, preannunciato in qualche modo da quel sogno “del nibbio” il cui ricordo è registrato sul foglio 186, “Questo scriver sì distintamente del nibbio par che sia mio destino”. Contemporaneamente studia l’idrografia fiorentina e l’intera valle dell’Arno, e progetta di razionalizzare il corso tortuoso del fiume mediante un “Canale”, ma l’impresa, riferita nel foglio 201, risulta così dispendiosa che non trova il sostegno economico dei mercanti fiorentini.
L’ultimo tema lega la figura di Leonardo alla famiglia Medici i cui esponenti favorirono in diversi modi il suo lavoro, pertanto lascia perplessi la scritta sul foglio 429 del 1515 ove dichiara “li medici mi creorono e desstrussono”.
La mostra prende corpo, dunque, tra luoghi e personaggi in un originale gioco di riferimenti che riesce ad incuriosire ed affascinare.
Ad arricchire il percorso espositivo, viene presentato il dipinto raffigurante la Testa di Cristo Redentore attribuito al giovane allievo Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaino, presente accanto a Leonardo anche nel secondo soggiorno fiorentino.
In copertina: Mostra “Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico”, veduta d’insieme dell’allestimento a Palazzo Vecchio, Firenze
“Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico”
Firenze, Piazza della Signoria, Museo di Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli
dal 29 marzo al 24 giugno 2019
Orario: dal 1° aprile al 24 giugno tutti i giorni 9-23, il giovedì 9-14.
La biglietteria chiude un’ora prima del museo. Il biglietto è incluso nell’ingresso a Palazzo Vecchio