Stregato dai mercatini. La raccolta “curiosa” di Giuseppe Cirillo
Dalle falde del Vesuvio, la testimonianza delle consuetudini di una volta. Quando la domenica ci si alzava di notte per arrivare prima dell’alba al mercatino.
Quelli che alla domanda: “Cosa raccogli?” rispondono: “Non lo so, indiscriminatamente tutto quello che mi attira”, sono i collezionisti che amo di più, perché fanno parte dei pochi che conservano la capacità di lasciarsi affascinare dalle cose con leggerezza e spontaneità: senza remore, resistenze, mode e stereotipi. Ancora per qualche mese Giuseppe Cirillo, per gli amici Pinuccio, avrà 67 anni, e da circa 35 porta a casa piccole cose, talvolta misteriose, che, come dice lui: «dal mucchio, mi chiamano».
«Ogni oggetto, merita attenzione – afferma – perché attraverso la sua forma e la sua funzione mostra a chi lo asserva il tempo passato, lo scorrere lento o veloce della vita e il tenore sociale di chi l’ha utilizzato».
«La mia raccolta – precisa – non è preziosa perché fatta di cose semplici; si presenta come un accumulo di tanti gruppi di pezzi, alcuni omogenei altri slegati tra loro, ma persegue un’idea, quella di mostrare l’evoluzione delle cose. Semplifico: si pensi, ai rasoi, da quelli taglientissimi che i barbieri affilavano sulla lunga striscia di cuoio (coramella), a quelli casalinghi dotati di piccole lamette (riaffilabili, un tempo, con apposite macchinette), fino ad arrivare all’attualità dell’usa e getta. Ecco, io voglio conservare nel tempo il cambiamento».
Il primo mercatino
La testimonianza del ‘battesimo collezionistico’ di Pinuccio è uno spaccato di come trent’anni fa si svolgeva la ricerca domenicale di tanti appassionati del vecchio e dell’antico.
«Ignoravo questo mondo» racconta. «La prima volta, mi lasciai convincere da alcuni amici ad accompagnarli – alle quattro del mattino!! – a Pugliano (Ercolano) dove all’aperto, tempo permettendo, la domenica si svolgeva il mercatino delle pulci. Ricordo che era ancora buio quando arrivammo. La merce giaceva ammucchiata per terra. La luce dei lampioni, di tanto in tanto, raggiungeva e rilevava la sagoma di qualche oggetto che, comunque, restava indistinto, svelandosi solamente all’occhio accorto. Gli habitué si muovevano con sicurezza grazie alla luce delle loro torce elettriche con cui scorrevano e sezionavano gli ammassi, analizzavano i singoli oggetti. Erano i primi anni Ottanta, la vita era ancora fatta di valori e cose semplici e io rimasi incantato da quel luogo traboccante di occasioni, incontri, opportunità, odori. Proprio quel giorno feci lì il mio primo acquisto: un elefantino in legno di tek».
A quella ‘prima volta’ seguirono la seconda, la terza, e tutte le altre appresso. Fu così che ben presto Pinuccio divenne un assiduo frequentatore dello storico mercato di Pugliano.
«L’atmosfera del posto mi coinvolgeva molto. Amavo trascorrere le ore tra gli avventori, e ben sapendo di essere un esordiente, tenevo l’orecchio pronto a cogliere lo scambio di battute e le scaramucce delle trattative per spuntare un prezzo migliore. Il divertimento, poi, era assicurato: piccoli scherzi tra amici, burle innocenti, riempivano di allegria quel tempo tra il buio e la luce. Tanto per dirne una, coi miei ‘compagni di mercatino’, ogni domenica mettevamo a dura prova la pazienza di un ‘povero diavolo’ che puntualmente sistemava la sua merce per terra a ridosso di uno stipetto grigio (l’armadietto di derivazione dei cavi telefonici della SIP!). Perfidamente, a turno, noi gli chiedevamo proprio il prezzo di quel mobiletto e lui, con santa pazienza, ogni volta ci rispondeva che non era suo e che comunque l’oggetto non era in vendita. Bei ricordi!… ma viene sempre il tempo in cui le ‘zingarate’ lasciano posto ad altro. Tra noi del gruppo dei miei esordi, cambiarono gli interessi e le disponibilità domenicali, ed io, perciò, cominciai a muovermi da solo. Da Ercolano, mi spostai a Napoli, nella zona dell’attuale centro residenziale, dove si svolgeva un altro mercato, ma lì l’atmosfera, era diversa, gli avventori come gli espositori erano più esperti, spigliati, e tra di loro c’erano molti commercianti».
Ancora oggi Pinuccio si tiene “in esercizio” frequentando diversi mercatini di provincia insieme al suo amico Silverio, appassionato ed esperto di Tecnologia dei materiali: «Con un semplice sguardo – racconta – riesce a capire perfino se un oggetto è in ottone oppure ottonato (ferro ricoperto di ottone), ma strabilia quando si parla di argento, perché afferra l’oggetto, vi strofina sopra con vigore il pollice fino ad annerirlo, e se lo porta al naso. Poi, annusando il dito intensamente delibera: “È argento!”».
Raccolte curiose e pezzi singoli
Pinuccio, girovagando tra un mercatino e l’altro, è riuscito a mettere insieme oltre un migliaio di piccoli oggetti; alcuni di essi formano piccole collezioni, altri sono al momento pezzi singoli, cose trovate casualmente nel corso delle sue incursioni domenicali e comprate perché la sua curiosità è tanta.
«Mi lascio catturare da ciò che mi attira sia per la forma sia per il materiale con cui è realizzato, ma non rinuncio a trattare; ovviamente, valuto sempre il costo e non trascuro di osservare lo stato di conservazione/integrità per ottenere un prezzo più favorevole». Ma la mancanza di qualche parte o il cattivo funzionamento non preoccupano Pinuccio più di tanto perché nel suo minuscolo laboratorio casalingo, con soddisfazione, si dedica al restauro e alla sistemazione dei pezzi: «È per me motivo di impegno e, allo stesso tempo, di svago».
L’oggetto “misterioso”
Tra le cose che nel tempo hanno maggiormente sedotto il nostro collezionista, ci sono gli stereoscopi. Ad oggi infatti ne possiede una decina in legno e una ventina in plastica. «Mi considero un appassionato attratto specialmente dagli apparecchi di natura tecnica; anche se non li conosco, li compro lo stesso, e una volta a casa mi documento sul loro funzionamento. Non conoscevo gli stereoscopi. La prima volta che ne vidi uno fu alla televisione. Stavo guardando il film La battaglia di Little Bighorn quando, in una scena girata in una villa antica, compare la moglie del generale Custer intenta a guardare un cartoncino inserito in un visore di legno simile ad una maschera subacquea. Quell’oggetto, di cui ignoravo totalmente l’esistenza, mi incuriosì non poco e inutilmente, pur senza sapere cosa fosse, lo cercai nei mercatini. Lo trovai, molto tempo dopo, ad Acireale, in Sicilia, dove ero andato in vacanza. Naturalmente lo comprai, e quell’‘oggetto misterioso’, corredato di una sola stereoscopia, divenne il primo stereoscopio della mia raccolta».
Inventariare e conservare l’insieme
«All’inizio – racconta Pinuccio – ero talmente preso ed entusiasta del mio nuovo hobby che descrivevo ogni cosa comprata in un vecchio quaderno, abbozzandone perfino uno schizzo. Ora invece, fotografo solamente, mentre dei pezzi comprati su internet stampo la scheda con la descrizione e l’immagine».
Tutto sotto controllo, dunque. Ma la conservazione?
«Per esporre la mia ‘affollata’ raccolta ho dovuto fare spazio in casa. In accordo con mia moglie, ho acquistato una vetrina a parete lunga circa sette metri che, insieme ad altre due vecchie vetrinette, si ‘sforza’ di contenere tutti i miei tesori».
Pubblicato su La Gazzetta dell’Antiquariato n. 255 – Aprile 2017